DIVORZIO: IL MARITO CHE USA REITERATE MINACCE PER OTTENERE DALLA EX MOGLIE LA DISPONIBILITA’ DELLA CASA CONIUGALE COMMETTE TENTATA ESTORSIONE
CASSAZIONE CIVILE : Sentenza n. 38559 / 2014
Il ricorrente, con ripetuti sms, aveva minacciosamente intimato alla ex moglie di lasciargli la disponibilità della casa coniugale.
La sua condotta, secondo i Giudici della Cassazione, configura il delitto di estorsione (nella fattispecie “tentata”, non essendo riuscito nell’intento).
In primo grado era stato condannato dal Tribunale di Milano per tentata estorsione ed ingiuria.
Proponeva quindi ricorso per Cassazione, chiedendo di derubricare la sua condotta per ricondurla al più lieve reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni.
Il ricorso è stato respinto. In particolare, secondo i supremi Giudici, difettava l’elemento psicologico costitutivo del reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Questo avrebbe dovuto essere costituito dalla buona fede dell’imputato e, cioè, dalla convinzione della effettiva spettanza del diritto alla casa coniugale.
I Giudici di Piazza Cavour hanno ritenuto che le reiterate minacce di morte alla ex moglie e al suo nuovo convivente fossero scientemente finalizzate a “distruggere moralmente e psicologicamente la vittima”, con lo scopo di costringerla a cedere l’uso della casa. Non poteva ritenersi che l’imputato avesse agito in buona fede, perché già sapeva che un’azione giudiziaria per rivendicare quel diritto non avrebbe potuto essere accolta.